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N° 56

                                                                                                           

BUSHIDO

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Decisamente sono uno specialista nel mettermi nei guai, pensa Tony Stark mentre nei panni di Iron Man affronta il figlio del Mandarino.

            Si era recato nella villa-fortezza di Matsu’o Tsurayaba perché Kenshiro Fujikawa temeva che quest’ultimo vi tenesse prigioniera sua nipote Fuyumi, che con Tsurayaba aveva una relazione, con l’intenzione di usarla per impadronirsi della Stark-Fujikawa. Anche se ormai era solo azionista di minoranza, Tony non aveva nessuna intenzione di permettere che un notorio criminale assumesse il controllo di una società che porta anche il suo nome e aveva aderito alla richiesta d’aiuto del vecchio patriarca giapponese, ben sapendo anche quanto doveva essergli costato formularla.

            Giunto alla villa, però, l’aveva trovata vuota. Tsurayaba era in custodia della polizia giapponese e Fuyumi… semplicemente non c’era. Prima di poter solo pensare a cercare qualche indizio su dove potesse essere, Iron Man era stato attaccato da Temugin armato del potere dei dieci anelli del Mandarino. Il giovane gli aveva tenuto testa senza grande sforzo e con ancor meno fatica si era sbarazzato delle guardie del corpo di Tsurayaba, poi con la sola forza della mano destra aveva mandato in frantumi la sua piastra pettorale e distrutto il microprocessore che comandava l’armatura.

            Ora, intrappolato dentro un’armatura troppo pesante per poter essere sollevata solo con la sua forza fisica e con pochi minuti d’aria rimastigli, Tony non riesce a non pensare a Pepper Potts, la donna che ama, ed ai suoi figli. Potrebbe non avere più il modo di rimediare agli errori commessi con loro.

 

            Virginia Ann Potts, Pepper per gli amici, un soprannome che non si è guadagnata per avere un carattere mite e remissivo, si sveglia di colpo nel grande letto che da qualche tempo divide con Tony Stark, un letto che ora le sembra troppo grande e vuoto. Non ricorda cos’ha sognato ma si sente inquieta. Una premonizione forse? Che Tony sia in pericolo non sarebbe una novità. Di tutte le persone che ha conosciuto doveva innamorarsi proprio di uno che sia nella sua identità civile che come supereroe è il bersaglio favorito di un sacco di gente che lo vorrebbe morto? Inutile stare a pensarci, non serve a niente.

            Non riesce a dormire e si alza. Apre la porta della stanza dove dorme il piccolo Andy, il figlio che ha adottato assieme a Tony. Riposa tranquillo e ignaro. Potessi essere come lui, pensa Pepper richiudendo piano la porta.

 

            Non è da Tiberius Stone sentirsi preoccupato per qualcuno ma la scomparsa della sua socia Justine Hammer lo inquieta per qualche ragione che non sa spiegarsi.

            L’ennesima telefonata è andata a vuoto e Stone si chiede se non dovrebbe provare a recarsi all’appartamento di Justine e controllare di persona. No… che sciocchezza. Eppure… il suo istinto, lo stesso che gli ha permesso di sopravvivere nello spietato mondo degli affari e di scalarne le vette sbarazzandosi di concorrenti meno fortunati, gli dice che qualunque cosa sa succedendo potrebbe avere riflessi su di lui e danneggiare i suoi piani per distruggere Tony Stark e questo non può assolutamente permetterlo. Deve fare qualcosa… ma cosa?

 

 

2.

 

 

            Sempre chiuso all’interno della sua armatura, ormai totalmente non funzionante, Tony Stark si ritrova a pregare che l’ultima salvaguardia inserita nell’armatura stessa faccia il suo dovere. Con una certa fatica riesce a flettere un dito della mano destra. Ora, se non si è sbagliato nel calcolare i tempi, quello che aspetta dovrebbe accadere proprio… adesso.

Di colpo i moduli di cui è composta l’armatura, elmo compreso, si separano e cadono ai lati dell’uomo seminudo, che ora annaspa cercando aria fresca mentre prova a rialzarsi.

Ha funzionato, pensa Tony, per fortuna avevo pensato ad inserire un comando manuale per aprire l’armatura in caso di disattivazione dei supporti vitali.

Alza la testa verso il suo avversario.

-Stark.- quella di Temugin non è una domanda ma una constatazione, la riprova che i suoi sospetti sulla reale identità dell’uomo dentro l’armatura erano fondati.

            D’impulso allunga una mano e aiuta Tony a rialzarsi.

-Non sarebbe onorevole combatterti mentre sei in queste condizioni di chiara inferiorità. Continueremo questo scontro in un altro momento.-

            Si volge e si dirige verso il cancello della villa.

-Non puoi andartene così.- gli urla Tony –hai un sacco di domande a cui rispondere.-

-E vorresti provare a fermarmi? Tranquillo, ci rivedremo prima di quanto vorresti.-

            Tony deve ammettere con se stesso che non è in condizioni di fermare il figlio del Mandarino. Meglio pensare a trovare dei vestiti. La strada per il centro di Tokyo è troppo lunga per farla in mutande e poi deve trovare anche qualcosa dove infilare i pezzi dell’armatura, non può certo lasciarli qui.

            In ogni caso il ragazzo ha ragione: presto si rivedranno, se lo sente.

 

            La donna occidentale dai capelli biondo-rossicci attraversa la hall dell’aeroporto internazionale di Tokyo ancora un po’ frastornata, poi, finalmente vede un volto familiare: quello di un uomo giapponese dell’apparente (molto apparente, si concede di pensare) età di 40 anni che indossa un elegante gessato nero.

-Benvenuta Meredith McCall.- l’accoglie –Bentornata in Giappone.-

-Ti ringrazio del benvenuto Inazuma…- risponde Meredith -… l’ultima volta che ci siamo visti non fu un’occasione piacevole… per nessuno di noi.-

-Ma vedo che ora stai bene: i tuoi occhi hanno ritrovato la luce ed il tuo fisico è in gran forma... cioè… volevo dire…-

            Meredith ride.

-Un Signore del Silenzio imbarazzato è una cosa che non avrei mai creduto di vedere. Tranquillo… ho capito cosa volevi dire e gradisco il complimento. Vorrei che le ferite dello spirito fossero così facili da guarire.-

-Ho sentito del tuo figlio ritrovato. Sono felice per te. La famiglia è una cosa molto importante. Sei fortunata ad averne una.-

-Molto allargata e bizzarra direi. Quanto a Philip…beh non è facile avere a che fare con lui ma… ma lasciamo perdere questi discorsi e piuttosto dimmi: cos’è questo guaio e perché la Yakuza mi vuole morta?-

-Non c’è di mezzo solo la Yakuza e non sei il solo bersaglio. Quello principale è il clan Fujikawa.-

            I Fujikawa in pericolo? Meredith ha un debito col vecchio Kenshiro Fujikawa e se qualcuno minaccia lui e la sua famiglia dovrà vedersela anche con lei.

 

Quando il vecchio Fujikawa ha chiesto il suo aiuto, Tony gli ha chiesto una sola contropartita: il pieno accesso agli impianti Stark-Fujikawa fino a che fosse stato necessario ed eccolo qui in uno dei laboratori a sistemare la sua armatura.

            Sarebbe tutto più facile se non dovesse fare tutto da solo, la segretezza ha i suoi svantaggi, deve ammetterlo. In ogni caso, in confronto a quanto ha fatto nelle caverne di Wong Chu tanti anni fa[1] questo è un gioco da ragazzi: i computer e l’automazione aiutano parecchio.

            Tony si chiede se le guardie di sicurezza della S-F si sono fatte delle domande vedendolo arrivare indossando un vestito nero un po’ troppo largo per la sua taglia e portando una borsa di tela. Per fortuna uno degli sgherri di Matsu’o Tsurayaba aveva un bel po’ di soldi con sé, e lui non si sente affatto in colpa per averglieli presi. Arrivare a piedi fin lì sarebbe stato problematico, in taxi è stata una passeggiata

            Ecco… le simulazioni sono finite: adesso deve passare alle prove pratiche poi potrà andare a riposarsi e ne ha bisogno dopo quel che ha passato ed in vista delle sfide future.

Temugin ha detto che si sarebbe rifatto vivo presto e non c’è ragione di non credergli.

 

 

3.

 

 

            È molto presto al mattino quando Pepper Potts sente il familiare trillo del telefono satellitare e si affretta a rispondere:

-Tony… sono davvero felice di sentirti…- regola lo schermo dello Starkphone -… e di vederti.-

<<Scusa, Pep…>> risponde Tony Stark <<… è questo maledetto fuso orario. Con 14 ore di differenza è difficile sincronizzarci e…>>

-Calma… calma. Puoi chiamarmi anche nel cuore della notte, per me va bene. Piuttosto… quando torni? Lo sai che da quando abbiamo deciso di metterci insieme, lo siamo stati meno di Rhodey e Rae da che sono sposati?-

<<Ehm… lo so… ma lo sai… Fujikawa ha chiesto il mio aiuto ed io…>

-Tu non sai dire di no ad una richiesta d’aiuto, lo so… specie se è coinvolta una bella donna. È così anche stavolta?-

<<Beh… non proprio… è… è complicato.>>

-Tranquillo… non sono gelosa… è solo che vorrei essere insieme a te.-

<<Anch’io lo vorrei. Sta tranquilla. Un altro paio di giorni e sarò a casa te lo prometto.>>

            Quando chiude la comunicazione Pepper vorrebbe sentirsi più tranquilla, in fondo Tony sta bene, ma il presentimento della notte appena passata non intende lasciarla.

 

            Se c’è qualcosa che si può dire delle armature progettate da Tony Stark e di coloro che nel corso degli anni le hanno indossate è che non è affatto facile prenderli di sorpresa.

War Machine sta ancora divertendosi a provare la nuova versione della sua armatura quando uno dei sensori lo avverte che è sotto osservazione, cosa di cui il suo istinto di ex marine lo aveva già avvertito. Scarta subito l’idea delle telecamere di sorveglianza cittadine: è troppo in alto e fuori dal loro raggio e l’armatura non è tarata per essere sensibile ai satelliti spia, quindi deve essere qualcosa di più vicino, qualcosa in grado di volare.

-Antigone. Sei in grado di rintracciare chi ci sta spiando?- chiede all’intelligenza artificiale che sovraintende ai sistemi delle armature.

<Affermativo signore.>> risponde quest’ultima con voce femminile <<Usando la sua posizione come uno dei punti, posso triangolare…>>.

-Non stare a spiegarmi come fai, fallo e basta.-

            Se le intelligenze artificiali sapessero sbuffare, si potrebbe giurare che Antigone l’ha fatto. In pochi istanti Jim Rhodes è informato della posizione di chi lo sta spiando e vi si dirige a tutta velocità.

            Non vede nulla, evidentemente il suo nemico sta utilizzando tecnologia stealth, ma poco importa: ha i mezzi per stanarlo.

-Antigone… collegami alle loro frequenze.-

<<Immediatamente, signore.>>

<<Chiunque voi siate, sto arrivando.>>

            Poteva risparmiarselo, certo, ma perché negarsi il divertimento?

 

È tarda sera quando Tony Stark entra in uno dei più noti ed esclusivi locali notturni di Tokyo, di quelli in cui, tra le altre cose, bisogna essere vestiti in maniera elegante e formale per l’occasione. Per sua fortuna Tony viaggia sempre con uno smoking a portata di mano anche se si augura che stavolta non finisca come l’ultima che l’ha indossato.[2]

            Stando a quel che gli ha detto il vecchio Fujikawa, sua nipote Fuyumi lo frequenta spesso e visto che non c’è traccia di lei nella villa di Tsurayaba, tanto vale fare un tentativo anche qui, sia pure con poche speranze di successo. Se davvero il Mandarino vuole usarla per impadronirsi della Stark-Fujikawa, deve averla sicuramente portata in qualche luogo sicuro lontano da Tokyo… o no? Cosa cecava Temugin allora?

            Maledizione: lui non è un detective, non è fatto per questo genere di lavoro. Mike O’Brien avrebbe saputo le domande giuste da fare ed a chi farle, lui può solo girare in tondo e sperare di divertirsi. Beh se non altro può provare almeno a rilassarsi e divertirsi. Il cielo sa se ne avrebbe bisogno.

            Mentre sorseggia un drink rigorosamente analcolico Tony si dà un’occhiata in giro: la clientela è mista, giapponese ed occidentale, ed il posto è pieno di belle ragazze. Non molto tempo fa si sarebbe dato da fare per agganciare una compagna per la notte, ma ora c’è Pepper e lei è troppo importante per rovinare tutto per una stupida avventura di una notte.

            Tony sorride… forse è diventato adulto finalmente, si dice con una punta di soddisfazione, poi vede qualcosa che gli fa quasi andare il drink di traverso.

-Non è possibile!- esclama attirando l’attenzione degli avventori e dei camerieri vicino a lui, poi molla il bicchiere e si fa largo tra la folla.

            Ad una tavolo all’altro lato del salone ha visto una donna occidentale che sembra proprio Meredith McCall intenta a chiacchierare con un giapponese che gli sembra familiare. Questo è troppo, pensa Tony mentre la riconosce, deve esserci un limite alle coincidenze. Ma che ci farebbe Meredith qui in Giappone? Deve saperlo.

            Quando, finalmente, raggiunge la sua meta il tavolo è vuoto. Non è possibile, non può esserselo immaginato. Forse la donna ed il suo accompagnatore l’hanno riconosciuto e hanno deciso di filarsela per non incontrarlo. Sempre ammesso che quella fosse davvero Meredith e non una che le somiglia. Forse lei ed il giapponese hanno solo deciso che era il momento migliore per lasciare il club ed andare a concludere la serata altrove.

            Tony si guarda intorno ma della donna che cerca nemmeno l’ombra, poi i suoi occhi si posano su una giovane giapponese con un vestito sfacciatamente aderente. Fuyumi Fujikawa è a pochi metri da lui e sorseggia un drink rivolgendogli uno sguardo ammiccante.

            Va bene, pensa Tony, giochiamocela fino in fondo… e si avvicina alla ragazza.

 

 

4.

 

 

            Sede di Hong Kong della Stark-Fujikawa. Suzi Endo la conosce bene: ne era il direttore generale prima dii accettare l’offerta del Mandarino di diventare uno dei suoi Luogotenenti. Chi la conosceva prima della sua “trasformazione” faticherebbe a credere che si tratti della stessa persona ed affermerebbe che è stata intossicata dal potere del guanto di Cybermancer, corrotta dal lato oscuro della forza sedotta dal Male ed altre espressioni del genere… e la donna che è adesso ne riderebbe.

            Non prova rimorsi o rimpianti. Finalmente non deve più nascondersi, fingere di essere quello che non è. Può scatenare tutto il suo potere, quel potere che è suo di diritto.

            Ancora poche ore e tutti lo vedranno all’opera… specialmente l’uomo di nome Kenzo Fujikawa.

 

            Tony sfodera uno dei suoi migliori sorrisi. La ragazza, da parte sua sbatte gli occhioni assumendo un’espressione da bambina ingenua.

-Tony Stark.- esclama –Sono lieta di incontrarti, finalmente.-

-Dunque sei davvero Fuyumi Fujikawa.- replica Tony.

-La sola e l’unica.-

            Vedendola dal vivo la somiglianza con la sorella Rumiko è ancora più evidente ma c’è qualcosa che salta agli occhi: la piega crudele delle labbra e la durezza dello sguardo.

-Avrei voluto conoscerti quando eri l’uomo di mia sorella…- sta continuando Fuyumi -…ma non ce n’è stata l’occasione. Peccato: sarebbe stato interessante vedere chi avresti preferito tra noi due.-

-Sei molto sfrontata e sicura di te… forse troppo.- replica Tony –E non credo di apprezzare le tue amicizie.-

-Parli di Matsu’o? Lui è molto più di un amico per me ed io non ho apprezzato affatto il modo in cui l’hanno trattato i tuoi amici Vendicatori.-

            Tony sente improvvisamente qualcosa di duro e freddo premere contro la sua schiena. Non ha bisogno di girarsi per sapere che qualcuno gli sta puntando contro una pistola. Fuyumi non ha smesso di sorridere.

-Che ne dici se continuiamo questa conversazione in un posto più appartato, caro Tony?- gli chiede.

            Tony non è nella posizione di poter rifiutare.

 

            All’interno della navicella A.I.M. c’è una sorta di panico.

-Sta venendo qui… ci ha visto.- grida un tecnico.

-Non dire sciocchezze.- replica l’agente in comando –Non può assolutamente…-

            In quel momento all’interno della navicella si ode la voce di War Machine:

<<Chiunque voi siate, sto arrivando.>>

            Subito dopo sullo schermo si vede che sulle spalle di War Machine sono apparsi dei piccoli lanciamissili da cui partono due stinger.

-Schermo difensivo, presto!- urla il capo.

            I missili si infrangono su un campo di forza ma il manto di invisibilità cade di colpo.

            Ancora una volta si ode la voce di War Machine:

<<A.I.M. di MODOK eh? Beh sarà il caso di farvi capire una volta per tutte che non è saggio pestarmi i piedi e dovrò farlo nel modo più doloroso… per voi.>>

            E così dicendo l’uomo in armatura nera ed argento si precipita a tutta velocità verso il velivolo avversario.

 

 

5.

 

 

            L’ufficio della direzione del club è vasto ed ha una grande finestra panoramica. E Fuyumi si siede tranquilla su una poltroncina accavallando le gambe.

            Tony viene fatto sedere davanti a lei, sotto il tiro di tre pistole

-Come avrai certamente intuito, il vero proprietario di questo club è Matsu’o.- spiega la ragazza -Lui è molto ambizioso, proprio come me: non gli basta essere un boss della Mano, vuole anche il controllo totale della Yakuza.-

-E non è soddisfatto nemmeno di quello.- interviene Tony -Così ha concepito anche un piano per impadronirsi della Stark-Fujikawa… un piano che prevede un accordo col Mandarino e lo sterminio dei tuoi familiari.-

            La reazione di Fuyumi non è quella che si aspettava. La ragazza fa un sorrisetto e replica:

-Un’eventualità spiacevole ma necessaria, purtroppo. Mio nonno non cederebbe mai e rastrellare le azioni sul mercato non funzionerebbe… visto che tu e tuo cugino Morgan ne possedete abbastanza da ostacolare una scalata ostile. Per questo abbiamo chiesto l’aiuto del Mandarino e lui ce l’ha concesso pensando, ovviamente, che prima o poi avrebbe preso il controllo di tutto. Che illuso.-

-TU!- esclama con rabbia Tony –Tu non sei mai stata una pedina inconsapevole. Sei sempre stata d’accordo con Matsu’o su tutto: uccidere tuo nonno, i tuoi genitori, tua sorella. Come puoi essere così perversa?-

-Oh… mi viene molto naturale, credimi.-

-E siete stati anche così folli da pensare di potervi prendere gioco del Mandarino? Ma non è così facile come credevate. Ecco perché suo figlio Temugin era alla villa di Matsu’o: non cercava Iron Man ma voi due… per uccidervi.-

-Cosa stai dicendo?

            Tony non ha il tempo di rispondere: la finestra panoramica si infrange e mentre frammenti di vetro volano dappertutto, una figura bardata con una leggera armatura di stile medievale cinese atterra in mezzo alla stanza.

-Temugin!- è la sola parola che esce dalla gola di Tony.

 

            Bisogna dare credito agli uomini dell’A.I.M. che reagiscono in fretta e sparano contro War Machine tutto quello che hanno ma bisogna anche dar credito a Tony Stark di aver costruito un’armatura in grado di resistere quasi a tutto.

            Solo pochi istanti prima Rhodey aveva chiesto ad Antigone:

-Riesci ad identificarmi quella navicella?-

<<Certo signore: velivolo standard dell’A.I.M. per missioni di ricognizione. Dai colori identificabile come appartenente alla fazione ribelle guidata dall’umano mutato M.O.D.O.K. acronimo che sta per Mobile Organism…>>

-So chi è MODOK, taglia corto. E così il vecchio testa grossa mi sta spiando? Beh ora capirà quanto ci tengo alla mia privacy.-

            Subito dopo aver mandato il suo avvertimento War Machine aveva puntato senza esitazione verso il velivolo ed ora lo bersaglia con tutto quello che ha a disposizione.

            Alla fine il campo di forza non regge e sulla fiancata della navicella si apre uno squarcio.

-Spero che quei cervelloni col casco da apicultore abbiano un buon sistema per evitare la decompressione.- commenta Rhodey –In ogni caso, non è un problema mio.-

            Senza attendere oltre entra dallo squarcio e subito un paio di agenti dell’A.I.M. lo bersagliano con il loro fucili a raggi.

<Avete voglia di scherzare? Non mi fate nemmeno il solletico.>>

            Senza alcuna fatica War Machine ha ragione dei pochi uomini rimasti a bordo.

<<Sarete anche dei cervelloni, ma come combattenti fate veramente schifo, Anche mia nonna sarebbe riuscita a battervi con una mano dietro la schiena.>>

            Strappa il casco ad uno degli agenti e gli chiede:

<<Perché MODOK mi sta facendo sorvegliare? Cosa vuole?>>

-N… non lo so… non ce l’ha detto.-

            Sembra sincero. Del resto MODOK è proprio il tipo di capo che non rivela i suoi piani ai sottoposti, vuole solo obbedienza incondizionata.

Tanto peggio: prima o poi si incontreranno e glielo chiederà di persona.

 

Lo chiamavano Iron Man March perché era un fan dell’omonimo supereroe e perché sul ring era un rullo compressore. Aveva lasciato la boxe imbattuto, ma pochi sapevano la vera ragione: un grumo di sangue premeva sul cervello e un’eventuale operazione per rimuoverlo aveva il 90% di possibilità di ucciderlo o di lascialo invalido. Le circostanze imposero comunque di fare quell’operazione e Eddie March sopravvisse e tornò in forma… abbastanza in forma da fare da allenatore part time alla Palestra Fogwell a Hell’s Kitchen dove lo ritroviamo al termine di una sessione di allenamento.

Un altro segreto che Eddie non condivide che con poche persone è il fatto di essere uno dei quattro uomini che si alternano a Tony Stark nel ruolo di Iron Man quando occorre.

Si sta recando alle docce quando incontra un altro di quegli uomini, anche lui un ex pugile: Harold Joseph Hogan, Happy per gli amici.

-Ci facciamo una birra, dopo, amico?- gli chiede.

-Perché no?- è la risposta di Eddie.

            Pochi minuti dopo i due sono seduti al tavolo di un vicino pub e Happy affronta subito la questione che gli sta a cuore:

-Pensi sempre alla morte di Maya Hansen?[3] Non fartene una colpa: non avresti potuto far niente per impedirla.-

-Forse hai ragione…- replica poco convinto, Eddie -… ma continuo a chiedermi se non avrei potuto essere più veloce.-

-Più veloce di una scarica psichica? Perfino un vecchio pugile ignorante come me sa quanto sia praticamente impossibile. Non farti il sangue cattivo, fratello, credimi… ora zitto… sta arrivando il vecchio Pop e lui non sa che siamo Iron Man.-

            Pop Fenton, l’anziano manager della Palestra Fogwell li sta, infatti, raggiungendo.

-Ecco, fatto.- dice sedendosi –Ho chiuso e sono pronto a rilassarmi con voi amici. A che giro siete?-

-Nemmeno al primo.- risponde Happy con una smorfia che per lui sarebbe un sorriso –Aspettavamo te.-

-Voi sì che siete dei veri amici. Ehi, oste, portaci tre bei boccali di autentica birra irlandese.-

 

 

6.

 

 

            Solo in pochi conoscono il suo vero nome, gli altri la chiamano Madam Macabra. Il Mandarino le ha salvato la vita quando era una bambina e poi l’ha adottata come figlia. La ragazza non ha mai saputo il perché di quella scelta ma sempre cercato di essere all’altezza del suo ruolo, di essere una degna figlia del Mandarino.

            Il motivo per cui oggi si trova a Taipei, capitale della Repubblica di Cina, meglio nota col nome informale di Taiwan, è all’apparenza molto semplice: provocare la morte di due persone, ma al tempo stesso questo servirà a dare il via al nuovo, magistrale, di colui che è al contempo suo padre e maestro. Non fallirà.

Confusa tra la folla che non bada a lei, attende il suo momento… che non tarda ad arrivare.

Preceduti da una musica che lei trova fastidiosa, ecco avanzare il Presidente ed il Premier del piccolo stato e dietro di loro, le vere star della giornata, venute ad inaugurare una nuova fabbrica. Sono il Presidente ed il Primo Vice Presidente Esecutivo della Stark-Fujikawa: Morgan Stark e Rumiko Fujikawa.

L’attesa di Madam Macabra è appena finita.

 

La squadra S.H.I.E.L.D. da lui chiamata arriva rapidamente ed agisce con perfetta efficienza, prendendosi cura sia degli agenti dell’A.I.M. che del loro veicolo e War Machine può presto riprendere la via di casa.

Penserà più tardi a cosa vuole MODOK da lui, ora sogna solo una doccia ed una serata rilassante con Rae. Ne ha davvero bisogno.

Ehi… ma che succede su quel tetto? Sbaglia o quella ragazza sta attirando la sua attenzione? Sbuffando Jim Rhodes si dirige verso il palazzo in questione.

La ragazza in piedi davanti a lui dimostra a malapena 18 anni, capelli corvini corti, vestitino che la copre appena sotto l’inguine. Ha un’aria familiare.

-Avrei preferito Iron Man…- gli dice -… ma vai bene anche tu.-

<<Tu… ora ti riconosco: sei Sasha Hammer… che ti succede ragazza?>>

-A me niente… sei tu che devi preoccuparti.-

            Dalle dita di Sasha sprizza dell’energia che subito si solidifica nella forma di due fruste che colpiscono l’armatura facendone barcollare l’occupante.

            War Machine sa di aver trovato guai.

 

            Il figlio del Mandarino sembra una forza della natura. Maneggia la spada con la capacità di un guerriero nato. Gli uomini che lo fronteggiano non sono chiaramente alla sua altezza e così le loro armi moderne. Sono spazzati via come piante da uno tsunami. Per la prima volta da tanto tempo Fuyumi Fujikawa prova cosa vuol dire avere davvero paura.

            Tony supera lo sconcerto per il cambio improvviso di situazione. Dei tre uomini che lo sorvegliavano, uno è stato raggiunto da un frammento di vetro alla gola e gli altri due sono corsi a combattere Temugin.

            Stark si alza di scatto correndo verso la porta quando davanti an lui si para una figura che indossa un’armatura da samurai senza elmo e completamente bianca. Per un attimo pensa ad un nuovo nemico poi lo riconosce.

-Inazuma!- esclama –Se tu sei qui… allora i Signori del Silenzio…-

-Non c’è tempo per questo, Stark.- taglia corto Inazuma -Vai a fare ciò che devi fare, io intratterrò il tuo nemico e proteggerò l’indegna vita della nipote di Fujikawa Kenshiro.-

            Tony non perde tempo a ribattere ed esce di corsa. Deve solo trovare un posto abbastanza appartato… per esempio il bagno che vede davanti a sé. Gli ci vogliono solo pochi secondi per richiamare l’armatura ed esserne avvolto come una comoda e protettiva seconda pelle.

            Immediatamente esce all’aperto e si dirige verso l’ufficio. È quasi arrivato all’altezza di quel che resta della vetrata quando sente la voce di Fuyumi:

-Non sono completamente priva di risorse come credi. Ora vedremo come te la caverai.-

            Sotto di loro il manto stradale sembra sollevarsi come se una mano gigante lo stesse spingendo e si sente un cupo brontolio. Un terremoto, pensa Tony, poi capisce che non è così quando il manto stradale si spacca e dalla voragine emerge qualcosa di colossale dalla forma umanoide.

            Ecco… pensa Tony… da quando sono in Giappone ho incontrato: ninja, samurai e killer della Yakuza… mancava giusto un robottone gigante.

            Red Ronin è appena entrato in scena.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non c’è molto da dire su quest’episodio, che non sia detto efficacemente nella storia, quindi passiamo a parlare del prossimo in cui Iron Man, War Machine e i Signori del Silenzio saranno impegnati su più fronti mentre noi ne sapremo di più sui piani del Mandarino. E non dimentichiamo Silver Samurai e il resto del nostro variegato cast.

            Certo che, come dice Iron Man nel finale, abbiamo messo in questo soggiorno giapponese praticamente quasi tutto quello che nell’immaginario comune è legato al Giappone. Mancherebbero giusto le geishe e… no non lui… assolutamente no. Non oseremmo ma riportare indietro Godzilla, vero? Vero?

 

 

Carlo



[1] Nell’ormai leggendario Tales of Suspense #39 (Prima edizione italiana: Devil, Corno, #23).

[2] Ovvero su Vendicatori #88.

[3] Nell’episodio #54.